Le parole non sono un singolo canale di utilizzo. Vanno, semmai, a collegare una moltitudine di altri passaggi che sono in stretta coabitazione tra loro. Il cinema, come sappiamo, si avvale di testi scritti per proporre la sua versione di narrativa per immagini. Sceneggiature e soggetti prendono spunto, in alcuni casi, da libri e romanzi; sia marginalmente sia in misura più abbondante. Le sequenze cinematografiche sono poi arricchite da un contorno musicale. Spesso, le colonne sonore di una pellicola, contribuiscono al successo dell’intero lavoro. In ambito nostrano, uno dei connubi più importanti, è quello formato da Sergio Leone ed Ennio Morricone.
La coppia, entrata di diritto nell’immaginario cinematografico mondiale e che ha ispirato numerosi nuovi talenti – Quentin Tarantino tra gli altri – ha ideato un ciclo, denominato spaghetti-western, entrato nel cuore di milioni di persone e di diverse generazioni. Difficile immaginare se le pellicole di Leone, prive di un supporto musicale di tale livello, avessero potuto ottenere gli stessi risultati conosciuti oggi. Così com’è altrettanto impossibile sostenere il contrario, e supporre un successo della colonna sonora priva del giusto film. Per il cinema è facile comprenderlo, poiché ogni film ha un suo audio e dentro l’ascolto, composto da dialoghi e rumori, esiste sempre un accompagnamento musicale; ed è quello a scandire gli stati d’animo dello spettatore che osserva la scena. Ma se il celluloide si basa sulla parola scritta delle sceneggiature e dei soggetti, o di romanzi e libri, l’inchiostro sulla carta è privo di suoni?
Non credo. Ogni scrittore, a sua volta, è ispirato dal mondo che lo circonda per arrivare a comporre la sua opera. Tale estro è alimentato dai più svariati e impensabili fattori ed è raramente manovrabile. Può accadere che tu sia influenzato dalla chiacchierata con un amico, o una persona appena conosciuta, proprio perché non avevi nessuna idea di quali argomenti quest’ultima potesse stimolare. Magari l’ispirazione può sorgere mentre ti occupi dei fiori in giardino, lasciandoti trasportare da colori e profumi che ti riportano a un altro periodo indicativo della tua vita. In altre occasioni è proprio la musica a essere protagonista. L’ascolto di un brano stimola ricordi ed emozioni, passioni e conflitti. Una canzone, a sua volta, offre una sintesi di parole che presenta il mondo di chi l’ha composta. E, mentre l’ascolti, ti accorgi che quel posto è lo stesso visitato da te. La musica è parte integrante delle nostre vite e ci accompagna nei nostri incontri, sul lavoro, nello studio, nei pensieri. Quando scrivo ci sono canzoni particolari che accompagnano le parole pronte a scorrere sopra la tastiera. Perché le note sono capaci di evocare il sentimento. In occasione di Luna senza Inverno, per esempio, il mio romanzo più recente di cui si sta svolgendo un importante BlogTour in queste ultime settimane, sono le note degli U2 ad affiancare la protagonista Tami lungo le affascinanti e immense strade dell’Arizona. Nel libro sono presenti diversi omaggi alla band icona di Dublino, che vanno da I still haven't found what I'm looking for a Where The Streets Have No Name, fino a Summer Rain. Questo conferisce alla indole di Tami una connotazione precisa e, le parole dei brani, anche se non riportate all’interno del testo, sono talmente divulgate da balzare subito alla mente offrendo un fattore aggiunto al lettore. Nel caso specifico di I still haven't found what I'm looking for, ad esempio, quando la protagonista del romanzo si appresta ad affrontare ciò che l’aspetta, il lettore attento ha una sua anticipazione proprio grazie alla canzone:
Ho scalato la montagna più alta
Ho corso attraverso i campi
Solo per stare con te
Solo per stare con te
Ho corso, ho strisciato
Ho scalato questi muri della città
Questi muri della città
Solo per stare con te
Ma non ho ancora trovato quel che sto cercando.
Ogni brano presente ha la sua specifica funzione e, sebbene nella carta e nell’eBook non ci sia audio, le note sono lì a fornire un contributo eccezionale nel territorio della narrativa.
Fammi conoscere le tue opinioni lasciandomi un commento QUI.
4 commenti:
Concordo pienamente… le parole scritte possono essere rese ancora più pragmatiche nella descrizione di scenari e personaggi, se accompagnate dalla musica… un brano può far scaturire nel lettore che magari non lo conosce, una marcata curiosità che lo porterà a cercare su youtube la canzone.
Utilizzo spesso lo “stratagemma” musicale per inserire una nuova dimensione nel capito che scrivo, vuoi per accentuare una situazione o anche solo per permettere al lettore di lasciarsi trasportare a livello subconscio nella dimensione narrativa immaginata nella mia mente.
La mia passione per la musica, specialmente quella classica, la inserisco volentieri anche nei testi. Da Bach, Wagner ai cantici tratti dal Codex Buranus settecentesco nel Segreto degli Annwyn; a una vera e propria selezione di vari compositori (medievale, rinascimentale, barocco, classico, romantico e moderno) per Piccoli passi nella Taiga.
Ho fatto anche una banda sonora dei vari brani dell’ultimo testo, che hanno accompagnato l’editing
una vera emozione per chi si è ritrovato a leggere la bozza lasciandosi trasportare dalla musica (al posto di verificare il testo a livello sintattico e di interpunzione).
Trovo molto preciso questo tuo post, che riesce a spiegare in modo esaustivo il processo utilizzato da entrambi.
:-)claudine
@claudine
Ti ringrazio per il prezioso riscontro e punto di vista, Claudine.
La musica, come anche le immagini, quando scrivo sono per me indispensabili. Giocando, come sai, nel mio laboratorio di scrittura, spesso invento un vero e proprio "cast" di attori che, a mio modesto giudizio, sarebbero perfetti per interpretare il brano scritto, sia esso racconto o libro.
Per la musica la questione è la stessa: un immenso affresco dove le note accompagnano movimenti e parole, impreziosendole.
Tempo fa, in occasione di una produzione fumettistica, creammo, io e altri autori, un cd musicale con brani inediti che raffigurava, per mezzo delle note, lo spirito del racconto stesso: comprendo quindi molto bene il tuo operato.
L'augurio per una radiosa serata a te.
:)
È giusto e vero quello che dici, e lo condivido in modo assoluto.
So, e l'ho verificato, che la musica nasce in noi prima ancora che noi veniamo al mondo.
Non è il cuore della mamma ad eseguire il grandioso concerto della vita? Uno strumento a percussione che incessantemente per tutta la primissima parte della nostra esistenza è protagonista della prima colonna sonora accompagnandoci col suo ritmo rassicurante. Pian piano si armonizzerà e si evolverà con gli altri suoni esterni del mondo, quel mondo che è anche il mondo della sua mamma.
Senza una colonna sonora non saprei cos'è la vita, io ne ho tante!
Grazie.
^______^
@Cle Reveries
Certo, attraverso il cordone ombelicale al futuro nascituro arrivano emozioni, sapori, profumi e... suoni.
In pratica tutto quello che è il mondo materno nella sua completezza.
Il tuo approccio alla musica ve persino oltre a quanto da me scritto nel mio articolo, che è invece abbastanza circoscritto alla sfera narrativa. Sebbene la scrittura sia comunque un insieme di esperienze di vita che richiamano, con le dovute distanze, il grembo materno.
Grazie a te per il tuo intervento!
:)
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