Riuscire a vendere libri, oggigiorno, è diventata una vera e propria impresa. Non soltanto per la difficoltà oggettiva di un mercato sordo alla lettura, che indica gli acquirenti di libri in costante calo, – con la crisi finanziaria come pretesto perenne, persino quando la crisi non c’era – ma proprio perché, uno dei più grossi strumenti spontanei della promozione editoriale, il passaparola, è talvolta falsato da giudizi adulterati. L’affermazione è pesante, me ne rendo conto, è possibile condividerla oppure non farlo. Tuttavia è un dato oggettivo che il lettore abbia in mano le fortune di un libro.
Questa prerogativa è rappresentata dalle recensioni. Un esempio significativo lo possiamo trovare nei dispositivi di Amazon: al termine della lettura di un eBook, l’acquirente viene invitato ad esprimere il suo giudizio scrivendolo sulla scheda dell’opera stessa. Dopo alcuni giorni dall’acquisto, il sistema gestito da Amazon inoltra anche una email all’utente, dove sollecita la sua opinione in merito alla lettura. Avviene anche in libreria, tra consumatori e libraio, sui social network e sui numerosi blog a carattere letterario. Il meccanismo spesso incide sul volume delle copie vendute. Talvolta in barba agli spot televisivi e radiofonici, ai manifesti e alle pubblicità urbane utilizzati da grossi editori per spingere un’opera su cui hanno puntato.
Se genuino, il passaparola, può arrivare a surclassare qualsiasi altro mezzo promozionale portando autore e libro a traguardi inaspettati. Le cose cambiano quando è pilotato. Può succedere, in rete, di imbattersi in opere con una sfilza numerosa di commenti e recensioni, la maggior parte delle quali a cinque stelle – il massimo consentito –, che decantano le elevatissime qualità del testo in questione. Leggendone alcune, in certi casi, ci si ritrova davanti dei copia incolla di aggettivi inverosimili e superlativi; interi pezzi di frasi, ripetuti nelle schede di altri libri. Uno sceneggiatore di fumetti che seguo da anni, autore di tante pubblicazioni di successo, disse in un suo editoriale che la percentuale di lettori attivi, cioè di coloro che si prendono la briga di scrivere recensioni o partecipare ai referendum, è molto bassa: massimo il due/tre per cento degli acquirenti. La cifra è simile anche per chi risponde a un’email collegata alla newsletter. Secondo questa teoria, se un libro vende cento copie, potrebbe raccogliere meno di tre commenti, compresi quelli negativi. Per mille copie, la cifra salirebbe a dieci o venti. Ovviamente non esistono regole scritte e i numeri sono facilmente variabili, sia verso il basso che verso l’alto. La sola certezza è l’incredibile potenzialità del passaparola. Basti pensare al fenomeno del momento, L. A. James, diventata miliardaria per aver venduto oltre cento milioni di copie delle sue opere sulle cinquanta sfumature di e principale responsabile di un genere, mai passato di moda, rilanciato da centinaia di altre autrici. È però importante leggere sempre tra le righe, farsi un’opinione approfondita di un nuovo libro, senza lasciarsi influenzare da una miriade di recensioni acclamanti e prive di sostanza. Un commentatore può scrivere due righe come cinquanta, ma una recensione scritta con il cuore si evidenzierà sempre sulle altre.
Fammi conoscere le tue opinioni lasciandomi un commento QUI.
8 commenti:
Sono perfettamente d'accordo con te sul fatto delle recensioni.
Ti ringrazio degli aggiornamenti costanti, anche se non sempre ti ho risposto.
A presto
Marialuisa Moro
@Marialuisa Moro
È un mondo ambiguo, quello delle recensioni su Amazon e sugli altri store.
Sono sempre più incline a pensare che il numero alto dei commenti, presenti nella scheda di un libro, costituisca un forte fattore di dubbio, circa la loro autenticità.
Grazie a te per il gradito contributo.
:)
Assolutamente vero, e molto interessante, quello che scrivi! Addirittura c'è chi ha pensato di guadagnare sulle recensioni proponendone grosse quantità (ovviamente tutte fasulle) a pagamento. C'è inoltre il problema, almeno per quanto mi riguarda, del numero limitato di "stelle" a disposizione. Se un libro piace, ma non è nulla di straordinario, dovrei dargli un sei, o massimo un sette. Ma,se gli do tre stelle, in pratica sembra un giudizio negativo. Resta anche il fatto che non è detto che il mio giudizio sia condiviso da un altro lettore! "Tot capita, tot sententiae" dicevano i Latini. E avevano ragione! :D
@Sergio Bertoni
Non penso che, una parte del problema, stia nelle tue, eventuali, tre stelle. Semmai potrebbe essere sulla disparità di giudizio: ovvero sul "peso" delle tue tre stelle, rispetto alle cinque stelle di un altro. È questo, secondo il mio parere, a dare la percezione di un voto, parzialmente, negativo.
La soluzione, che potrebbe rasentare la blasfemia per alcuni, è quella di togliere le stelle e lasciare alle sole parole di commento l'onere di valutare un'opera.
Il lettore sarebbe perciò "costretto" a leggere l'opinione di chi ha redatto la recensione, dal principio alla fine, cogliendo le sfumature che le stelle non possono evidenziare.
Grazie per il tuo gradito commento all'articolo!
:)
Secondo me non sarebbe male se venissero abolite le stelle. Potrebbe far aumentare anche il numero di recensioni (almeno di quelle sincere): l'obbligo del "voto" può frenare un lettore, ad esempio per il motivo che dice Sergio. Invece, affidandosi solo alle parole, si potrebbe lasciare un'opinione sentendosi meno "giudici" (cosa che non mi piace per niente).
Grazie, Alberto. Ma c'è ancora una piccola cosa che il lettore dovrebbe fare (oltre naturalmente quella di leggere la recensione): controllare se si tratta di "acquisto verificato", specialmente per le recensioni a 5 stelle! Se questa notizia manca io avrei qualche difficoltà a prendere per buone quelle 5 stelle... e forse il dubbio resterebbe anche verso chi ne mette una sola. :)
@Antonella Sacco
Senza dimenticare che le stelle possono persino essere fuorvianti: ho letto commenti entusiastici abbinati alle tre stelle, e commenti critici abbinati alle quattro stelle. Talvolta il commentatore si lascia prendere la mano, per fretta o per leggerezza, risultando contraddittorio.
Grazie per il tuo gradito commento all'articolo!
:)
@Sergio Bertoni
Il guaio è anche derivato alla diffusione di Amazon: siamo un popolo abituato, purtroppo, agli intrallazzi e maggiore copertura significa anche maggiore rischio.
Grazie per la tua osservazione!
:)
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