In realtà non me ne sono nemmeno accorto; se la chiusura del mio nuovo romanzo non stesse subendo qualche comprensibile intoppo lungo la strada, forse, questo 2016 sarebbe scivolato via come i precedenti anni: progetto, stesura e pubblicazione di qualche nuovo racconto online, qualche bozza da mettere nel cassetto, in attesa di sviluppo, e altre idee da prendere in considerazione per continuare a percorrere il sentiero tracciato. Invece, come ho anticipato QUI, l’anno in corso ha per me un significato un po’ diverso dal solito: segna i miei dieci anni, a dicembre, di impegno nel campo della narrativa. Non amo festeggiamenti e compleanni, di natura tendo a essere schivo e riservato; inoltre non ci sono particolari traguardi da mettere in risalto. Mi è sembrato comunque doveroso, almeno nei confronti di chi li ha amati, proporre quei racconti che mi hanno permesso di partecipare ad alcuni concorsi letterari, raccogliendoli in un’antologia.
Il rumore delle foglie cadute è da qualche settimana disponibile per il download digitale. Al suo interno ci sono sette racconti brevi e i primi tre capitoli di altrettante opere già pubblicate: Fiori nella Neve, Luna senza Inverno, Caprice e il cavaliere. Si tratta perciò di un’occasione per assaggiare, in una volta sola, l’evoluzione del mio stile narrativo: dagli esordi, sino alle pubblicazioni più recenti. I due lustri, oltre al materiale prodotto, sono serviti anche per comprendere un mondo che, prima di allora, come per la maggior parte delle persone, osservavo (quasi) dall’esterno: l’editoria. Si tratta di una realtà in costante evoluzione ma, in modo significativo, lo è stata proprio negli ultimi anni. Questo grazie all’apertura verso le nuove penne che si sono affacciate alla produzione romanzesca, arrivandoci per merito, spesso, del nuovo supporto editoriale: il digitale e l’indipendenza. Gli eBook possono essere amati oppure odiati, guardati con diffidenza e, in certi casi, affetto; tuttavia va loro riconosciuta la straordinaria possibilità offerta agli autori che non hanno altri mezzi per farsi notare: la pubblicazione indipendente.
Attraverso digitale e autonomia sono letteralmente esplose scrittrici come la J. K. Rowling, per Harry Potter, la E. L. James, per le Cinquanta sfumature di grigio e Stephenie Meyer, per Twilight. In comune, queste tre autrici hanno la caratteristica di essere giunte al grande pubblico senza poter contare su un nome conosciuto, ma anche il sesso: sono tre donne. La narrativa femminile ha conquistato, negli ultimi dieci anni, un posto al sole: se, in precedenza, le grosse case editrici ignoravano le autrici indipendenti, oggi fanno a gara per scovare il possibile talento che si evidenzia nella classifica di Amazon – e che si traduce in migliaia, o persino milioni, di copie –. In narrativa, le donne riescono ad avere una sorta di cameratismo ignoto agli uomini: si leggono a vicenda, si coalizzano in gruppi nei social network, si promuovono senza sosta. Ho visto nascere e svilupparsi, nel corso di questi due lustri, il fenomeno delle congreghe femminili: autrici indipendenti che, grazie alla diffusione del digitale, si sono ritagliate una consistente nicchia di mercato editoriale. Forse non raggiungeranno le cifre della Meyer, ma in alcuni casi le centinaia diventano migliaia di copie e, di conseguenza, un contratto editoriale quasi assicurato. Il rumore delle foglie cadute è balzato al terzo posto della classifica di Amazon: ero una mosca bianca dentro una top ten completamente al femminile. Il futuro è donna? Non possiedo una sfera di cristallo e non posso affermarlo, ma i presupposti ci sono tutti.
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