La stagione autunnale coincide sempre con la ripresa delle attività, dopo la rigenerante pausa estiva. Chi rientra dalle ferie di agosto, affronta settembre con piglio intraprendente e si prodiga nelle iscrizioni a palestra e corsi vari, mentre il resto della giornata è dedicato all’attività lavorativa o scolastica. Ottobre vede il fermento post vacanze stabilizzarsi, dopo il taglio settembrino dei nastri di partenza. Solitamente, nel mese che si conclude con la ricorrenza dedicata a ognissanti e ai fiumi di birra dell’oktoberfest, i progetti decollano lasciandosi alle spalle il necessario periodo di rodaggio. Succede anche per chi scrive, nonostante non ci siano particolari vincoli da rispettare, quando si appartiene alla categoria degli autori indipendenti.
In questa fase sono occupato a definire le idee che hanno preso vita sul fronte del mio laboratorio di scrittura: un impegno che ho dilatato nella pianificazione, ma che non ho ancora abbandonato.
Nonostante la realtà dei blog, negli ultimi anni, abbia subito dei notevoli contraccolpi negativi in favore dei sopravvalutati social network. Perseverare nell’aggiornamento del blog è una questione di affetto e rispetto, nei confronti dello (esiguo) zoccolo duro di lettori che ancora apprezza il dialogo animato dai commenti di fine post. Sopra il mio laboratorio di scrittura sono nate molte delle pubblicazioni che arricchiscono il mio cammino editoriale. Da
Fiori nella Neve ad
Al & Bo – la costola di Adama, da
Esdy a
Il rumore delle foglie cadute, sino al recente
L’amore ferisce.
Nessuno di questi libri è stato pubblicato intenzionalmente: ognuno di loro è conseguenza della benevolenza ricevuta dai blogger che hanno mostrato vivo interesse per le sorti di quei personaggi. Se il programma di pubblicazione online è stabilito con un buon anticipo per quanto riguarda le stagioni dei serial noti, altrettanto non è per le novità. Ho scartato diversi soggetti, prima di decidere quale fosse il più idoneo allo sviluppo.
La scelta, come accade spesso nelle cose che scrivo, è stata dettata dall’immagine che, nella mia mente, ha preso le fattezze della protagonista femminile. Narro per immagini, essenzialmente. Probabilmente è lo stesso metodo che utilizzano alcuni registi cinematografici: un volto caratteristico, un corpo sinuoso, un particolare taglio di capelli sono in grado di abbozzare già un embrione di storia. Talvolta, i direttori artistici ingaggiano vere e proprie battaglie con la produzione nel tentativo, in molti casi vano, di avere sotto contratto quel determinato attore e quella determinata attrice. Alcune stelle diventano delle muse ispiratrici e, in quel caso, il regista lavorerà con lei in più occasioni. Io non devo fare, al momento, i conti con nessun budget di produzione: se un volto mi ispira, se una personalità mi affascina, la storia si evolve attorno alla sua figura. Per il nuovo serial, in fase di studio, è l’aspetto di
Christina Ricci a orientarmi verso l’ennesima sfida. L’attrice diventata famosa giovanissima per la sua interpretazione di Mercoledì, ne
La famiglia Addams, è in seguito presa sotto l’ala creativa di Tim Burton, di Wes Craven e di Woody Allen e recita in
Paura e delirio a Las Vegas, ne
Il mistero di Sleepy Hollow,
Cursed – il maleficio,
Black Snake Moan.
Per lei ho in mente un ruolo molto dark, letale ma non privo di ironia. L’ambientazione dovrebbe essere italiana, riservata a quella parte del Bel Paese che è, nel bene e nel male, riconosciuta nel resto del mondo. Ho un titolo provvisorio, in testa. Tuttavia il piano di lavoro, appena nato, ha bisogno di alcuni aggiustamenti: non so quanto dell’attuale materiale rimarrà nella versione definitiva. L’unica certezza, la boa destinata a caratterizzarlo, è Christina Ricci. Il resto maturerà strada facendo.
Fammi conoscere le tue opinioni lasciandomi un commento QUI.
2 commenti:
a me personalmente piace questo tuo modo ispirato di creare racconti e per esteso: romanzi.
In senso traslato è come la ricerca di un volto per delineare il protagonista principale di una saga di fumetti, cercandolo nel mondo degli attori/attrici del cinema internazionale, perché incuriosisci non poco e stabilisci con il lettore una base di partenza particolare, riuscendo ad inquadrare una figura: in questo caso un personaggio che entra nei cuori dei lettori, prima ancora di intraprendere la lettura.
Attendo con piacere..........
@Alessandra Miorin
C'è un'espressione di tecnica narrativa, che deriva dalla scuola anglosassone, che cita "Show, don't tell" (letteralmente: Mostra, non raccontare). Ed è uno dei punti fermi che, mi dicono, viene trasmesso in ogni corso di scrittura, sia essa destinata al fumetto, alla narrazione romanzesca, al cinema, al teatro. Il senso è quello di non eccedere nelle descrizioni o, quantomeno, di rivestirle in modo che tutti gli altri sensi (tatto, olfatto, orecchio, gusto) ne siano coinvolti al pari della vista (lettura).
Io tento di sfruttare una sorta di sesto senso, immaginando scene che potrebbero accadere e volti che potrebbero essere, in parallelo alla storia stessa. Ciò mi permette di nutrire il profondo affetto, che tu stessa citi, nei confronti del personaggio (sia esso di natura positiva o negativa) ma, al tempo stesso, di alimentare un singolare distacco: è come se gli dicessi "ehi, sei fatto e finito, la responsabilità, adesso, è sopra le tue spalle".
Comprensibile? Non lo so. È simile però al concetto molto comune alla maggior parte degli autori, che attribuiscono all'opera (spesso il romanzo e comunque il libro) una valenza quasi paragonabile alla nascita di un figlio.
Ti ringrazio per il tuo gradito intervento e per la fiducia.
:)
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